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piccole riflessioni su psicologia e dintorni (vicini e lontani)

“In movimento”: una narrazione di vita, una vita di narrazione

“In movimento”: una narrazione di vita, una vita di narrazione


Ho il sospetto che un’inclinazione per le storie, per la narrazione, sia una disposizione umana universale, che va di pari passo con le nostre facoltà di linguaggio, con la coscienza di sé e con la memoria autobiografica.

Oliver Sacks

 

Il 30 agosto 2015  ci ha lasciati il dr.Oliver Sacks, un grande scienziato e scrittore.

La sua grande abilità di scrittore è conosciuta ai più per L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, e Risvegli (Gli Adelphi)
(da quest’ultimo è stato tratto l’omonimo film con Robert De Niro e Robin Williams).

Oliver Sacks ha saputo descrivere patologie neurologiche con grande umanità, senza il consueto distacco degli addetti al settore.

Egli ha avuto la rara capacità di raccontare delle realtà complesse con un linguaggio accessibile a tutti ed in maniera avvincente, come solo i grandi scrittori di romanzi sanno fare. Tutto ciò senza togliere scientificità ai contenuti, e consentendo ai lettori di entrare facilmente in empatia con i personaggi (che erano persone reali).

L’atto di scrivere, però, non è stato solo un mezzo per raccontare gli altri, ma ha rappresentato un “BISOGNO ESSENZIALE”, che l’ha accompagnato per tutta la vita

Leggendo la sua autobiografia (In movimento, 2015) sono rimasta particolarmente affascinata dalle numerose pagine dedicate al ruolo della scrittura nella sua vita.

Da ragazzino Sacks era soprannominato “Inky“, perché le sue dita erano sempre sporche d’inchiostro; e così sono sempre state, fino alla fine dei suoi giorni.

Scriveva su qualunque pezzo di carta gli capitasse a tiro: su quaderni e taccuini, ma anche sul retro di buste e menu di ristoranti. Ogni pensiero, ogni riflessione, appena si presentavano, dovevano essere trasferiti sulla carta.

Ha tenuto diari dai quattordici agli ottantadue anni, accumulandone più di un migliaio.

I suoi diari non erano scritti per gli altri, ma rappresentavano una sorta di “dialogo speciale ed indispensabile” con se stesso.

Teneva sempre un taccuino accanto a sé: sul comodino, per annotare i sogni ed i pensieri notturni; sul bordo piscina, in riva al lago o al mare, perché

anche nuotare produce molti pensieri di cui devo prendere nota, soprattutto se si presentano, come a volte fanno, nella forma di frasi o paragrafi interi.

La scrittura era un modo per conoscere meglio se stesso, attraverso un continuo dialogo interiore e la ricerca assillante di frasi adeguate per esprimere al meglio i propri pensieri:

A me sembra di scoprire i miei pensieri attraverso la scrittura, nell’atto di scrivere. In qualche caso, un pezzo mi viene subito perfettamente; più spesso, però, i miei scritti hanno bisogno di un esteso lavoro di editing, perché posso esprimere lo stesso pensiero in molti modi diversi. 

Sono tormentato dalla densità della realtà e cerco di catturarla con <<descrizioni dense>>. Tutto questo mi crea problemi di organizzazione. A volte sono come inebriato dal flusso veloce dei pensieri e divento troppo impaziente di metterli nel giusto ordine.

L’atto di scrivere rappresentava una gioia ed un piacere diversi da qualsiasi altra cosa, a prescindere dall’argomento che stesse trattando.

(…)Scrivere mi porta in un ALTROVE in cui sono completamente assorbito, e dove dimentico pensieri distraenti, preoccupazioni, ansie e persino il trascorrere del tempo. Quando mi trovo in quegli stati della mente rari e beati, posso scrivere senza fermarmi finché non riesco più a vedere il foglio. Solo allora mi accorgo che si è fatta sera e che ho scritto tutto il giorno.

Alcune mie riflessioni “in movimento”:

A volte, nell’esperienza clinica, dei pazienti mi confidano di tenere diari o di scrivere racconti. È una pratica che incoraggio volentieri: sono assolutamente convinta che scrivere favorisca il dialogo interiore, aiutando ad entrare in contatto con le parti di sé più profonde.

In momenti di crisi esistenziale, o in situazioni di sofferenza psichica, costruire e condividere delle storie ed i propri sogni con il proprio psicoterapeuta può essere di grande aiuto nella ricerca di un nuovo senso nella narrazione di sé, e nella riscrittura della propria storia di vita.

Perciò, ben vengano le storie, ben venga la lettura, ben venga la scrittura, per il benessere e per la cura della persona

Grazie, Oliver Sacks, per aver condiviso con noi un pezzo della sua vita “in movimento”.

 

FILASTROCCHE IN MUSICA

FILASTROCCHE IN MUSICA

Le filastrocche in musica sono registrazioni multitraccia “artigianali”, a cui ho iniziato a dedicare il mio tempo libero durante l’emergenza sanitaria per il COVID-19. L’inevitabile riduzione del lavoro, conseguente alla chiusura temporanea dello studio (non tutti i pazienti possono essere seguiti via skype, in particolare coloro con cui la musicoterapia rappresentava l’approccio terapeutico prevalente), mi ha “costretta” a vivere con maggiore lentezza, ad avere più tempo per leggere, scrivere, dedicarmi alla musica. 

Il desiderio di mettere in musica delle filastrocche è però cominciato una ventina d’anni fa, quando mi sono ritrovata fra le mani un CD di Virgilio Savona e Lucia Mannucci (la meravigliosa coppia del Quartetto Cetra): “Filastrocche in cielo e in terra di Gianni Rodari“. Credo di averlo ascoltato così tanto che alla fine abbia smesso di funzionare per sfinimento. L’ho cercato per anni senza trovarlo da nessuna parte;  l’ho ricercato ieri sera, scoprendo che è di nuovo disponibile, anche se soltanto in forma digitale. Se amate Rodari e le voci del Quartetto Cetra ve lo consiglio vivamente.

La mia idea di partenza, nel mese di marzo 2020, era quella di mettere in musica delle filastrocche sulle emozioni, ma in itinere sto aggiungendo altre aree tematiche, che racchiudono sempre e comunque emozioni.

Ci tengo a precisare che le mie “performances” non sono esibizioni canore o concertistiche (non sono una cantante, e come strumentista” io speriamo che me la cavo”), ma hanno lo scopo di essere risorse per bambini, genitori, insegnanti, e, perché no, musicoterapeuti. 

Perché le filastrocche in musica?

Perché Imparare una filastrocca cantando, oltre che essere divertente, consente di memorizzarne il testo più facilmente, e di interiorizzarne meglio il significato. Se tutto ciò è associato ad una piccola coreografia (una danza di espressioni facciali e movimenti del corpo), il divertimento è ancora maggiore. Insomma, come si apprende bene quando ci si diverte!

Aggiungo infine l’obiettivo principale di questi miei video: un testo che parla di emozioni, se raccontato in musica, consente di avere maggiori strumenti per conoscere, esprimere e condividere le emozioni stesse. 

La musica che ho adattato alla ninna nanna “scaccia ansia” non è mia, l’ho presa dalla colonna sonora del film “Il libro della Giungla” della Disney; per tutte le altre musiche la “colpevole” sono io. I testi sono degli autori, uno più bravo dell’altro.

Per visualizzare i video futuri consiglio di iscrivervi al mio canale YouTube, dove ci sono anche video “vintage” sui percorsi di SpeakingMusic 0-3®️, e su cui prevedo di creare anche uno spazio dedicato alla psicologia clinica ed alla formazione.